Con un emendamento al disegno di legge Fiscale, la durata di imponibilità della plusvalenza potrebbe scendere da 10 a 5 anni, e le imposte su questa operazione potrebbero alleggerirsi. Questi cambiamenti si inseriscono in un contesto di misure volte a stimolare il mercato immobiliare, sostenendo la ripresa economica e incentivando le compravendite di immobili riqualificati. Scopriamo insieme i dettagli di questa proposta e le nuove possibilità di risparmio fiscale.
Cosa cambia per la tassazione della plusvalenza superbonus
Con la normativa attuale, chi vende un immobile riqualificato con il Superbonus entro 10 anni dalla fine dei lavori è soggetto a una tassazione del 26% sulla plusvalenza. Questo carico fiscale ha generato una riduzione delle compravendite, come sottolineato da FIMAA e altre associazioni di categoria. Per contrastare questo fenomeno, l’emendamento proposto al ddl Fiscale introduce alcune modifiche significative:
Riduzione del periodo di imponibilità a 5 anni: la proposta prevede che il periodo entro il quale si applica la tassazione della plusvalenza scenda da 10 a 5 anni. In altre parole, dopo 5 anni dalla riqualificazione, la vendita non sarebbe soggetta a tassazione sulla plusvalenza, incentivando la cessione degli immobili riqualificati e agevolando i venditori.
Esenzione per contratti registrati entro il 1° gennaio 2024: gli immobili per i quali il contratto preliminare di compravendita è registrato entro il 1° gennaio 2024 potrebbero essere esclusi dalla tassazione della plusvalenza, una misura che aiuterebbe chi si è impegnato a vendere prima della piena applicazione della normativa sulla tassazione del Superbonus.
Limitazione della tassazione per lavori sulle parti comuni: se le opere effettuate con il Superbonus riguardano solo le parti comuni e non il singolo immobile in vendita, la tassazione della plusvalenza sarà limitata all’ammontare del beneficio fiscale goduto. Ciò ridurrebbe l’impatto fiscale su venditori che hanno beneficiato di lavori strutturali comuni.
Superbonus e plusvalenza: agevolazioni per chi ha ceduto il credito o usufruito della detrazione diretta
Oltre a ridurre la durata dell’imponibilità della plusvalenza, l’emendamento offre vantaggi aggiuntivi per due categorie di contribuenti:
Cessione del credito: per chi ha optato per la cessione del credito legato al Superbonus, viene proposta la possibilità di dedurre gli oneri finanziari sostenuti per questa operazione. Questa misura mira a ridurre l’onere fiscale per i contribuenti che hanno scelto la cessione del credito come alternativa alla detrazione diretta.
Dichiarazione dei redditi: i contribuenti che hanno usufruito della detrazione del Superbonus in dichiarazione dei redditi potranno beneficiare di una tassazione più leggera sulla plusvalenza, in base alla fruizione effettiva del beneficio. Sarà compito di un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) stabilire le modalità di calcolo, garantendo una maggiore equità fiscale.
Obiettivo dell'emendamento: rilanciare il mercato immobiliare
Questo emendamento è sostenuto da varie associazioni di settore e rappresentanti delle professioni immobiliari. La Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari (FIMAA) ha sottolineato come l’attuale regime di tassazione delle plusvalenze derivate dal Superbonus abbia determinato una frenata nelle compravendite, con un impatto negativo sull’intero comparto immobiliare e sull’economia nazionale. La riduzione della durata di imponibilità e le agevolazioni previste potrebbero stimolare il mercato, favorendo la vendita di immobili riqualificati e incentivando l’investimento nel settore edilizio.
Regole attuali sulla plusvalenza superbonus e possibili vantaggi della nuova normativa
Attualmente, la plusvalenza generata dalla vendita di immobili riqualificati con il Superbonus entro 10 anni viene tassata al 26%, senza considerare la tipologia di intervento. Ecco alcune informazioni chiave sulla normativa attuale e le sue implicazioni:
Esenzioni esistenti: non viene applicata tassazione sulla plusvalenza in caso di immobile acquisito per successione o destinato a prima casa. Tuttavia, questi casi sono limitati, lasciando gran parte dei venditori a dover affrontare la tassazione del 26%.
Dubbi interpretativi: diverse incertezze sulla corretta applicazione della norma hanno creato confusione tra i contribuenti. A marzo, i notai hanno proposto di calibrare la tassazione in base al tipo di lavoro e alla localizzazione dell’immobile, ma la richiesta non è stata accolta. In aggiunta, a ottobre, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che solo la parte acquistata di un immobile misto (acquisito per successione e per acquisto) è soggetta a tassazione.
Con l’approvazione del nuovo emendamento, i venditori potrebbero ottenere una significativa riduzione del carico fiscale, incentivando così la circolazione degli immobili riqualificati sul mercato.
Come prepararsi alle novità sulla plusvalenza superbonus
Le modifiche alla tassazione della plusvalenza Superbonus, se approvate, potrebbero portare un concreto alleggerimento fiscale per chi intende vendere un immobile riqualificato. Ridurre la durata dell’imponibilità a 5 anni e introdurre agevolazioni specifiche rappresenta un’opportunità importante per i proprietari, contribuendo al rilancio del mercato immobiliare e incentivando ulteriori investimenti nella riqualificazione energetica.
Per chi ha già usufruito del Superbonus o prevede di vendere un immobile riqualificato, è consigliabile monitorare l’evoluzione di questa normativa e prepararsi alle novità in arrivo.